Avete mai visto correre un runner con una sofferenza del tibiale posteriore?
Vi siete mai soffermati nel vedere come si comporta un piede di un runner quando corre?
Quando correte con i vostri amici vi capita di guardare i movimenti dei piedi?

Quando corriamo i piedi si comportano in modo diverso rispetto a quando camminiamo.

Oggi vi presentiamo un caso di un nostro paziente.
Premessa: uomo, 40 anni, triatleta livello IRONMAN, pacer maratona 3 ore e 20, con un personale di 2 ore e 50.
Il nostro paziente manifestava dolore durante la corsa da un mese circa, nella parte interna del piede destro.
Abbiamo eseguito esame baropodometrico in statica con nessuna evidenza o problema. FIG.1
Abbiamo eseguito esame baropodometrico in dinamica camminando a piedi nudi e non si è evidenziato nessun problema. FIG.2
Abbiamo eseguito esame baropodometrico con scarpe da running con 150 km, a una velocità di 11 km/h è si è evidenziato un importante problema: il piede destro iperpronava in maniera importante facendo crollare la volta mediale. FIG.3
Il movimento di iperpronazione nel nostro paziente esaminato si manifestava solo ed esclusivamente nel gesto atletico della corsa, nella maniera più assoluta né in statica né in dinamica camminando, ma solo nel massimo affondo durante la corsa.
Questo movimento ampio e pieno di energia per caricare il piede per creare la spinta per la falcata, viene penalizzato da una sofferenza del tibiale posteriore che non contenendo il movimento di pronazione, mandava la caviglia in iperpronazione e quindi il cedimento della volta mediale.

Una volta che abbiamo scoperto il problema il nostro runner ci chiede:
“Ma ho sempre corso. Perché adesso ho questo problema?”
“Sono 15 anni che corro. Perché oggi il piede si comporta così?”
“Ritornerà come era prima?”

Tutte queste domande hanno una risposta.
Il nostro corpo si evolve e naturalmente la corsa è uno sport molto usurante per le articolazioni e per i tendini. Nel nostro atleta il tibiale posteriore destro ha subito uno stress importante nell’ultimo periodo tale da lasciarsi andare e quindi non riuscire a sostenere bene il piede durante la corsa. Il tibiale posteriore sinistro non manifesta nessun sintomo, ma crea solo una pronazione al limite del fisiologico.
Alla domanda se tornerà mai come prima la risposta è semplice, ma articolata. Il plantare è quella correzione meccanica che ci permetterà di sopperire al deficit del tibiale posteriore quindi permetterci di correre senza dolore perché andremo a contenere il movimento di iperpronazione, ma se toglieremo il plantare il problema meccanico si ripresenterà, e molto probabilmente ricomparirà anche il sintomo del dolore.
Quindi il problema è risolvibile tramite l’ausilio di un plantare costruito su misura che possa sostenere la volta mediale creare un cuneo anti pronazione con una buona contenzione al calcagno.
Dopo 7 giorni dalla valutazione ci siamo rincontrati per provare, collaudare e consegnare il plantare. FIG.4
Ci siamo sentiti in obbligo di consigliare al nostro runner delle scarpe più strutturate che potessero essere il valore aggiunto al plantare dando maggior sostegno nel retropiede con più rigidità, un differenziale maggiore che potesse evitare nella fase di stanchezza l’affondo del tallone e quindi la massima pronazione.
Se ci soffermiamo nel vedere come il piede si comporta nella fase di massimo affondo con le nuove scarpe con il plantare quasi non si evidenzia nessuna pronazione o comunque una pronazione fisiologica, il plantare contiene perfettamente il piede e naturalmente il piede non manifesta più dolore.
Un ottimo lavoro svolto dai nostri tecnici ortopedici appassionati di running e sport.

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