Il plantare ortopedico è un presidio su misura che può essere realizzato con molteplici varianti. La prima è il tipo di tecnica da utilizzare che viene suggerita dal medico prescrittore e confermata dal tecnico ortopedico durante la valutazione.

Nel titolo di questo articolo abbiamo citato alcune tecniche di lavorazione. La prima è la lavorazione su calco classica che consiste nel rilevare il calco negativo del piede ponendo il piede in lieve correzione. Una volta realizzato il calco immergendo il piede in schiuma fenolica, si procede con la colata della resina o del gesso per ottenere il positivo. Una volta che questo è pronto si procede alle correzioni e quindi si eliminano le imperfezioni. Il passaggio successivo è la termoformatura: una volta che si è deciso il o i materiali da utilizzare. In base a questa scelta il plantare sarà semifunzionale o funzionale in base alla rigidità che si darà alla struttura. I materiali che potremo usare sono molteplici, ma principalmente termoformabili, ovvero materiali che scaldati si rendono talmente malleabili e deformabili che se raffreddati mantengono la forma desiderata.

Potremo utilizzare lastre di carbonio per un plantare funzionale o di root, l’eva per i semifunzionali. L’eva è un materiale realizzato con shore differenti in base alla funzione del plantare. In quelli più classici si utilizzano due stati di eva, uno più morbido a contatto con il piede uno più rigido per creare la base dell’ortesi stessa. Tra i due strati si inserisce un foglietto di resina che varia da 0.5 a 1.3 mm, questo avrà il compito di dare la rigidità sia in torsione sia in un contenimento laterale del calcagno. Nel momento in cui si deve create uno scarico per una spina calcaneare o per una testa metatarsale e una depressione non può esser sufficiente, si può inserire tra uno strato e l’altro un materiale con shore 18 o 19 (quindi molto basso) per rendere estremamente ammortizzante e confortevole l’appoggio della zona infiammata. Per un piede diabetico o reumatico potremo sostituire il primo strato di eva a schore 30 (medio) con un nora a shore 24 o 26. In questo modo il confort aumenterebbe notevolmente per la proprietà di morbidezza in più. Nei pirdi più delicati è consigliabile e spesso obbligatorio foderare il plantare con del PPT (materiale non termoformabile, ma ottimo per le forze di taglio).

Una volta che abbiamo deciso i materiali da utilizzare questi verranno riscaldati in forno a 120° in maniera molto lenta per non perdere le loro caratteristiche elastiche. Una volta che saranno flessibili verranno appoggiati sul calco positivo e verrà azionata la macchina vacum che farà aderire perfettamente il materiale alla forma. In quest’ultimo passaggio più è repentino il calo di temperatura, più le proprietà dei materiali spiccheranno, viceversa il plantare sarà poco efficace.

Terminata questa fase si procede con la pulizia del materiale in eccesso e l’adattamento del plantare alla calzatura.

Se volessimo realizzare un plantare con tecnica ad asporto, il procedimento è opposto al precedente. Si parte da una dima in sughero rigenerato. Qui dobbiamo incollare i pezzi di materiali che andranno a comporre il nostro plantare. Utilizzeremo principalmente il lattice scegliendo la densità migliore per il nostro paziente. Più il lattice ha uno shore elevato più sarà rigido, quindi sosterà bene la zona interessata, viceversa a shore basso sarà estremamente elastico e soffice. Attaccati i pezzi vengono lavorati alla fresa manuale, dove il tecnico ortopedico modella con maestrie ed esperienza. Possiamo avere più fasi in base al numero di pezzi che il tecnico deciderà di inserire. Oltre al lattice si utilizzerà il sughero per realizzare piani inclinati anti-pronatori o anti-supinatori o ancora rialzi posteriori al tacco.

I plantari computerizzati, a lievitazione o semilavorati non vengono prodotti nella nostra azienda in quanto non rispecchiamo le caratteristiche che i nostri tecnici ortopedici vogliono ottenere dal prodotto finale, ovvero un plantare ortopedico su misura che possa soddisfare il paziente, che sia di facile utilizzo e che possa in breve tempo ottenere il massimo obbiettivo: eliminare il dolore.