20 agosto 2023 – Baia di Copenaghen – ore 5.00 – temperatura dell’aria 15° temperatura dell’acqua 18° apertura zona cambio T1 per sistemare bici e attrezzatura.

Momenti sempre di altissima tensione, paura e timori, ogni volta che inizia il viaggio chiamato IRONMAN.

Tutti indossano la muta, lo faccio anch’io ma mi si strappa sul ginocchio, bene ma non benissimo come inizio. Ci si tuffa in acqua per 5 minuti come riscaldamento e per smorzare la tensione, acqua al quanto fredda.

La musica sale e si inizia a scambiare 2 chiacchiere con altri ragazzi, per fortuna noi italiani siamo ovunque.

Ore 7 START i cannoni sparano partoni i pro e ogni 5 secondi alti 10 e così via per un ora e mezza.

Il mio turno è ancora lontano, parto alle 7.30 intanto sono nella folla, tutti in fila nelle griglie, un passo alla volta, con la musica che ti carica e lo speaker che anche se parla in danese e non capisco nulla fa aumentare la voglia di partire.

3 2 1 e sono in acqua, una bracciata dopo l’altra inizia la sagra delle sardine tra sorpassi, gomitate e calci, questo è triathlon, si prendono  e si danno.

Arrivo alla prima boa e si gira a destra adesso un lungo rettilineo di 1500 metri fino alla prossima curva, nuoto bene, mi stabilizzo con il respiro e sono costante.

Passo sotto il primo ponte dei 600 metri e si sente l’urlo dei tifosi, fantastico, secondo ponte altro tifo, giro di boa, il fondale si tocca e decido di corricchiare e tuffarmi a delfino rifacendolo per 3 volte, ricomincio a nuotare con una bracciata più lunga e veloce.

Ripasso sotto i ponti e dal lato sinistro incrocio con lo sguardo i ragazzi che sono partiti dopo di me, la coda delle sardine era lunghissima per tutto il percorso. Ai 3000 metri calo un po, ma al giro di boa per l’uscita sbirciando l’arco nero, che tutti vogliamo aumento la velocità, inizio la salita e sono fuori d’acqua, un piccolo tassello superato.

Bagno di folla che grida, musica al massimo, speaker che urla, prendo la mia sacca del cambio e capisco che sta piovendo, decido di mettermi la termica per non soffrire il freddo, corro verso la bici, esco dalla zona cambio, salto sulla sella e dopo 200 metri sono già a 35km/h si ma 180km sono tanti.

Inizio a percorrere Copenaghen lasciando, lunghi rettilinei, curve strette e passaggi lenti, 10 km e sono fuori dalla città.

Piove e fa freddo, mi affianco a un ragazzo italiano e gli chiedo l’ora, ah si dimenticavo io mi alleno e gareggio senza orologio e GPS mi affido alla mia sensazione, sono le 9, caspita!!! mi sono tuffato alle 7.30, sono al 10km della bici ho fatto 2 calcoli e avevo capito che stavo andando fortissimo.

Mi stabilizzo con il fiato mangio qualcosa, il panorama cambia, salite e discese in piena campagna, inizia il bosco salite e discese velocissime ma con asfalto bagnato e sono sempre sopra i 35km/h.

Mi si affianca un ragazzo ed esclama “ma quanto stai spingendo sono 30 km che non riesco a superarti” scambiamo 2 chiacchiere e decido di rallentare, è ancora lunga.

Intanto sul bordo strada tantissimi ragazzi che hanno bucato si fermano a riparare la gomma, la strada è sporca ed è facile forare, un motivo in più per essere tesi e nervosi.

Mi ritrovo sulla costa, la nebbia è bassa e fa freddo, posizione crono spingo senza esagerare.

93° km freccia a destra per il secondo giro, bene la strada la conosco e gestisco meglio le salite e discese, esce il sole e la folla sul percorso aumenta e aumenta la velocità. Solito giro, salite e discese, folla di gente e musica, silenzio si rientra nel bosco, la strada è asciutta e vado più veloce, bellissimo, l’adrenalina sale. Si ritorna sul mare ma questa volta con il sole, il mare pieno di barche a vela e la costa della Svezia a pochi km di distanza si vede in maniera netta, un panorama fantastico. 160° km si ricomincia a rientrare verso la città. Aumenta il caldo, rallento la velocità e faccio sciogliere un pò le gambe, ma aumenta il vento e un po di fatica si fa sentire. Si entra a Copenaghen, il pubblico cambia rispetto alle campagne ma è sempre bello, inizio ad affiancare il percorso della maratona, e arriva la pelle d’oca.

Ultime curve e scendo dalla bici, sono in T2, un volontario mi prende la bici, corro verso la rastrelliera, prendo la mia sacca, mi cambio e in 4 minuti sono fuori.

Inizio la maratona, inizia la gara, adesso non si scherza più è qui che si giocano tutti i mesi di sacrifici e allenamenti.

Mi sembra di andare pianissimo, in realtà andavo a 5 al km, guardo un campanile e faccio 2 calcoli, ero da 7 ore in gara perfetto alla mia tabella di marcia forse un pò troppo forte. Arriva il primo ristoro, acqua-cocacola-acqua e ricomincio a correre. La folla di gente e la musica è fortissima, gasa tantissimo, mi concentro sui miei passi ma completamente disorientato da quanta strada stessi facendo. Arrivo ai corridoi dei braccialetti, ogni giro un braccialetto di colore diverso, prendo il primo giallo e continuo. In certe condizioni non ci si ricorda neanche il proprio nome, figuriamoci i giri in una maratona.

Ritorno nel centro di Copenaghen, una discoteca e cielo aperto, il tifo è fortissimo e la gente è tantissima, ci si supera e si viene superati, chi corre e chi cammina.

Il manto stradale si alterna ad asfalto e mattoni, piatto e ponticelli. Al 20°km trovo finalmente la mia famiglia, e con le urla dei miei figli inizio a correre fresco come una rosa come se non avessi fatto nulla fino a questo punto. Le gambe mi dicono che è ancora lunga e che sono stanche ma per fortuna la testa funziona.

Entro in crisi e voglio camminare, e mi chiedo cammino o corro? cammino o corro? nell’incertezza della risposta ho continuato a correre.

Mi si affianca un ragazzo danese che parlava benissimo l’italiano, scambiamo 2 chiacchiere, tanto fiato ce né, poi io vado e lui cammina.

In tanto i braccialetti sono diventati 4, giallo, rosso, verde e celeste, bene è l’ultimo giro.

I ponticelli diventano montagne e decido di camminare solo qualche metro, la testa fa brutti scherzi.

Ultimo ristoro, cammino e ricomincio a correre.

40° km, quasi fatta, aumento il passo e vedo che corro molto bene, 2 km interminabili, ultime curve, la musica aumenta.

Ultima curva a gomito e prendo la finsh line, il tappeto rosso dove ti senti volare, cerco con lo sguardo i miei, lo speaker grida “FRANCESCO YOU ARE AN IRONMAN” passo il traguardo, vedo i miei gridare sugli spalti che mi chiamano, la giostra si spegne, si chiude il sipario e rimane la stanchezza la fame e l’ EMOZIONI!

Il bello del viaggio non è l’arrivo, ma il viaggio stesso!!!

La prossima gara sarà sempre più bella!

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